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Le boulevard du temps qui passe | Il viale del tempo che passa | ||
À peine sortis du berceau, Nous sommes allés faire un saut Au boulevard du temps qui passe, En scandant notre «Ça ira» Contre les vieux, les mous, les gras Confinés dans leurs idées basses. On nous a vus, c’était hier, Qui descendions, jeunes et fiers, Dans une folle sarabande, En allumant des feux de joie, En alarmant les gros bourgeois, En piétinant leurs plates-bandes. Jurant de tout remettre à neuf, De refaire quatre-vingt-neuf, De reprendre un peu la Bastille, Nous avons embrassé, goulus, Leurs femmes qu’ils ne touchaient plus, Nous avons fécondé leurs filles. Dans la mare de leurs canards Nous avons lancé, goguenards, Force pavés, quelle tempête! Nous n’avons rien laissé debout, Flanquant leurs Credo, leurs tabous Et leurs dieux cul par-dessus tête. Quand sonna le «cessez-le-feu» L’un de nous perdait ses cheveux Et l’autre avait les tempes grises. Nous avons constaté soudain Que l’été de la Saint-Martin N’est pas loin du temps des cerises. Alors, ralentissant le pas, On fit la route à la papa; Car, braillant contre les ancêtres, La troupe fraîche des cadets Au carrefour nous attendait Pour nous envoyer à Bicêtre. Tous ces gâteux, ces avachis, Ces pauvres sépulcres blanchis Chancelant dans leur carapace, On les a vus, c’était hier, Qui descendaient jeunes et fiers, Le boulevard du temps qui passe. |
Appena usciti dalla culla, Siamo andati a fare un salto Al viale del tempo che passa, Ritmando il nostro grido di vittoria Contro i vecchi, i mosci, i grassi Confinati nelle loro idee basse. Ci hanno visto, era ieri, Che scendevamo, giovani e fieri, In una folle sarrabanda, Sparando delle cariche in aria, Allarmando i grossi borghesi, Calpestando le loro aiuole. Giurando di rimettere tutto a nuovo, Di rifare l’ottantanove, Di riprendere un po’ la Bastiglia, Noi abbiamo abbracciato, golosi, Le loro donne che loro non toccavano più, Noi abbiamo fecondato le loro figlie. Nello stagno delle loro anatre Noi abbiamo lanciato, bravoni, I sampietrini con forza, che tempesta! Noi non abbiamo lasciato niente in piedi, Abbattendo i loro Credo, i loro tabù E mettendo sottosopra i loro dei. Quando suonò il «cessate il fuoco» Uno di noi perdeva i capelli E un altro aveva le tempie grigie. Abbiamo constatato immediatamente Che l’estate di San Martino Non è lontano dal tempo delle ciliege. Allora, rallentando il passo, Abbiamo fatto la strada piano piano; Perché inveendo contro i vecchi, Le truppe fresche dei cadetti Ci aspettava all’incrocio Per mandarci all’ospizio. Tutti questi vecchiardi, questi derelitti, Questi poveri sepolcri imbiancati Barcollando nella loro carapace, Si sono visti, era ieri, Che scendevano giovani e fieri, Il viale del tempo che passa. |